Lisa Klakulak: interviste esclusive DHG

Lisa Klakulak è, per fortuna, una nostra vecchia e cara conoscenza. Lisa ha infatti partecipato al DHG Charity Project con raro entusiasmo e con un gioiello/amuleto in feltro ricco di bellezza e saggezza. Potete ammirarlo direttamente qui. Ho nuovamente il piacere d'intervistarla perché Lisa Klakulak terrà un corso da noi il prossimo Ottobre. Quindi, quale migliore occasione per farle qualche altra domanda?


Intervista

Da dove nasce quest’idea di creare opere che fungono da amuleti? Quali materiali e tecniche associ alla protezione della mente, mentre quali sono quelli utilizzati per il corpo?
Da quando ero bambina, ho sempre trovato un senso di sicurezza nel disporre gli oggetti intenzionalmente. Separare gli oggetti portava un senso di ordine nel mio mondo interiore ed esteriore, che talvolta mi pareva caotico. Le strutture e i sistemi di organizzazione mi affascinavano. Mi piacevano in particolare i contenitori che per loro natura custodivano e proteggevano. Case, edifici, nicchie, ripostigli, cassetti, cesti e sacchi identificavano gli oggetti che custodivano come qualcosa di importante, scelto, onorato e degno di essere conservato. Lo stesso uso della fibra di lana, storicamente impiegata come materiale isolante e protettivo, suggerisce un senso di sicurezza fisica e mentale. Il processo di infeltrimento, invece, unifica il caos dei singoli elementi e può essere usato per racchiudere gli oggetti in una “pelle” protettiva di feltro. Non sono solita separare ciò che è fisico da ciò che è mentale nella mia esperienza umana o nel lavoro che faccio per esprimere quelle esperienze. Ho scoperto che sono strettamente interconnesse. Saper controllare una vasta gamma di tecniche, inclusi i modi per incorporare altri materiali e oggetti allo scopo di rafforzare il concetto che sta al centro di un’opera, fornisce un vocabolario visivo che mi permette di esprimermi più chiaramente.


Il tuo lavoro quotidiano si divide tra opere artistiche e accessori per tutti i giorni, se dovessi scegliere un ramo tra i due sopracitati quale preferiresti sviluppare ulteriormente?
Quando ho iniziato a lavorare il feltro, consideravo gli accessori che creavo più che altro come schizzi per esplorare idee su come manipolare il feltro come materiale, sviluppando delle tecniche e una relazione più profonda con esso, così da aprirmi delle strade per raggiungere i miei obiettivi una volta che avessi trovato una visione particolare. Le figure umane sono la forma più soddisfacente del mio lavoro, anche se non ne ho realizzate molte. Queste opere nascono quando ho un concetto molto forte da esprimere, e del tempo da dedicargli. Se mi concentrassi solo sul realizzare delle figure, credo diventerebbero un po’ forzate perché il processo andrebbe a privilegiare la produzione in ottica commerciale piuttosto che la mia necessità di esprimermi attraverso di esse.

Poco tempo fa hai fatto un viaggio in Patagonia e da questo ne è scaturita un’opera molto interessante, che cosa ti ha ispirata?
Amo viaggiare e le opportunità che offre: uscire dai luoghi dove mi sento a mio agio, esplorare luoghi e sistemi di organizzazione diversi, e imparare a conoscere altre culture. Dopo avere insegnato ad Anilinas Montblanc a Santiago, ho deciso di trascorrere un po’ di tempo viaggiando da sola nel Cile meridionale, per via dei paesaggi straordinari e l’opportunità di vedere i ghiacciai. Sono stata ispirata dai paesaggi sterminati, perché mi piace sentirmi piccola. Sono stata sopraffatta dal silenzio quando mi sono trovata circondata dal ghiaccio compatto. Lì non c’è aria e quindi meno possibilità di rumore e caos. Mi ha ricordato la pace che trovo nel mio studio quando mi isolo per lavorare. Mi hanno incuriosito la consistenza dei ghiacciai e il loro aspetto blu. Dopo che ho imparato, al Museo Glaciarium di El Calafate, come mai avvengano questi fenomeni, ho creato Fractured Compaction. Ho trovato un’analogia tra il modo in cui una nevicata si compatta in ghiaccio silenzioso e quello in cui le fibre di lana si compattano in feltro isolante. Volevo affrontare il concetto di equilibrio/squilibrio che ho osservato nell’accumularsi della neve e della pressione, e la rimozione attraverso l’evaporazione e lo scioglimento. Volevo anche sperimentare nella creazione di forme affilate e spigolose con il feltro.

Feltro Lana Termoformabile 3 mm / 150 cm
Cervo
1 m € 28,79
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Feltro Lana Termoformabile 3 mm / 150 cm
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Feltro Lana Termoformabile 3 mm / 150 cm
Bordeaux
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Baby
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Tra tutte le opere che hai progettato e realizzato a quale sei più legata e perché?
Di tutte le opere che ho realizzato, quelle figurative sono le più difficili per me da lasciare andare. I gioielli e gli accessori di solito sono più un modo per esplorare delle idee e delle tecniche ispirate dall’osservazioni di altri oggetti, mentre le figure sono spinte dalle emozioni. Le figure sono un modo di elaborare le emozioni astraendole da me e osservandole da un punto di vista più oggettivo. Elaborare, depositare e contenere queste emozioni nella pelle di una figura è un modo per lasciarmi andare e andare avanti. Probabilmente le figure da cui è più difficile separarmi sono quelle che contengono pensieri ed emozioni che forse non ho ancora risolto del tutto.


Durante la tua esperienza lavorativa hai sempre cercato di lavorare con i bambini, che cosa ti spinge a fare tutto ciò?
Da bambina mi sentivo al sicuro quando creavo. Riuscivo a mettere a tacere il caos e la mancanza di controllo concentrandomi sulla manipolazione dei materiali. Il materiale mi ascoltava e rispondeva alla mia voce, ai miei sforzi, alle mie intenzioni. Una volta raggiunto l’effetto desiderato, provavo un senso di realizzazione. Credo che creare sviluppi l’autoefficacia, una convinzione di essere capaci di eseguire il compito di oltrepassare ostacoli e sfide. La vita è dura. Conosco il senso di legittimazione del sé che deriva dal creare, e lo voglio condividere coi bambini, per fornire loro questo strumento per orientarsi nella vita.

Hai già collaborato con DHG grazie al progetto Charity, che cosa ti è rimasto di quella esperienza?
Mi è piaciuto moltissimo il concetto del DHG’s Charity Project e sono stata davvero commossa dalla natura filantropica del soggetto a cui DHG ha scelto di devolvere il ricavato, ovvero l’Ospedale Meyer. Perché opera senza costo per la famiglia che soffre per la malattia del bambino. DHG ha trovato un equilibrio splendido, nel presentare un'artista che promuove DHG, e DHG che promuove un'artista; un acquirente che compra un’opera che gli comunica qualcosa e quell’acquisto che a sua volta sostiene l’ospedale. Ero certa che un’azienda che aveva inventato un progetto così collaborativo sarebbe senz’altro stata un’azienda con cui sarei stata felice di lavorare anche su altri progetti e sono elettrizzata all’idea di conoscere lo staff di DHG il prossimo autunno.


A ottobre terrai un corso qui in DHG, come ti senti all’idea di tornare in Italia e avere la possibilità di insegnare ad altre persone le tue tecniche di lavorazione?
In realtà non sono mai stata in Italia e sono entusiasta di avere la possibilità di conoscere un altro luogo e un’altra cultura. Di fatto, viaggiare è una delle più grandi gioie della vita per me. Sono sempre grata per il fatto che qualcuno si senta incuriosito dal mio lavoro o dal mio modo di lavorare e voglia dedicare un po’ del suo prezioso tempo e del suo denaro per partecipare a un mio workshop. Il mio obbiettivo nell’insegnare è condividere diversi approcci e tecniche per manipolare il feltro, in modo tale che i partecipanti abbiano gli strumenti per esprimere ed esplorare le loro idee. Più che dare agli studenti delle indicazioni per realizzare un oggetto specifico, mi piace spiegare perché ho scelto un certo approccio o lana di un certo peso. Spiegare perché uso nozioni scientifiche e la teoria del feltro come guida per il mio lavoro. Sono sempre stata una persona che chiede il perché delle cose, che vuole capire il ragionamento, che non accetta ciecamente l’esperienza altrui come propria. Voglio rendere gli altri in grado di creare. Aiutarli a sentirsi sicuri nell’avvicinarsi a un’idea, analizzare cosa sta succedendo, risolvere i problemi e reindirizzare le loro azioni verso un risultato più vicino alle loro intenzioni. Adoro i momenti in cui qualcuno ha un’esperienza che gli fa dire “Ohhh!” davanti a un’informazione, una spiegazione o una tecnica che gli fa unire i puntini e gli apre nuove porte.


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